“Và, metti una sentinella”

Terminato un altro libro (beate ferie, tutte queste letture mi stanno facendo rinascere).

Và, metti una sentinella, di Harper Lee.

Provo a buttare giù nero su bianco un po’ di pensieri su questo romanzo ma non è facile.

Mi ha lasciato decisamente confusa, nonostante partisse decisamente avvantaggiato vista la mia passione smodata per Il buio oltre la siepe.

Proverò a seguire il vecchio adagio secondo cui la notte porta consiglio. Domani proverò a pubblicare qualche riflessione in merito.

Se qualcuno di voi lo ha già letto, sarò lieta di condividere opinioni e impressioni.

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Righe su “L’amante giapponese” di Isabel Allende

“Cosa farsene di questa felicità che ci giunge senza motivo?

 Questa felicità che non chiede nulla per poter esistere?”

Cosa?

Di cosa parla l’ultimo romanzo della Allende? Difficile individuare un solo tema.

Verrebbe spontaneo scrivere che parla d’amore, come anticipa il titolo stesso. C’è però molto di più. C’è tutta la riflessione sul senso della vita di una scrittrice dall’animo più che sensibile, che, superata ormai la soglia dei 70 anni, vede assottigliarsi il tempo che le rimane, ma che non smette di immaginare ed inventare personaggi e racconti, di fantasticare sull’Amore e sugli amori. Perché alla fine la qualità della vita si misura solo su questo: sull’amore che lasciamo dopo di noi e su quello ricevuto durante tutta la vita.

Non a caso, a mio parere, la storia inizia proprio in una casa di riposo: Lark House, la casa dell’allodola; il luogo nel quale tutto, per definizione, dovrebbe finire, diventa palcoscenico per la nascita o la riscoperta di  amicizie e nuovi amori.

La Allende mette davanti al lettore tutte le paure umane dell’età matura: cosa rimane di noi quando arriviamo alla fine dei nostri giorni? Come vorremmo essere ricordati? Quali sono le cose per cui vale davvero la pena vivere? Cosa vuol dire vivere pienamente l’amore e le relazioni, senza i vincoli dettati delle convenzioni sociali?

E’ comunque un libro che parla della felicità, concetto così strettamente legato all’amore. Sul diritto dell’uomo a cercare di condurre un’esistenza nella piena felicità, qualsiasi siano le condizioni di vita nelle quali si trova.

Dove e quando?

Difficile definire anche dove si ambienti la storia. La narrazione ha infatti un “qui ed ora” che si svolge ai nostri giorni in California, ma in realtà è un viaggio nel tempo e in spazi diversi, che vanno dal Giappone di inizio secolo all’Europa della seconda guerra mondiale. Un viaggio lungo più di ottant’anni e che abbraccia tre continenti. Impossibile quindi a questo punto definire anche un “quando” in tutta la serie di ricordi e rimandi ad episodi della vita dei vari protagonisti.

Chi?

Chi sono i protagonisti?

Ci sono molte voci nell’ultimo romanzo di Isabel Allende. Ci sono voci protagoniste e voci che invece rimangono sullo sfondo della narrazione e ne dipingono allo  stesso tempo i contorni e i dettagli.

C’è la voce ancora energica e preponderante dell’anziana Alma Belasco. Donna ebrea dallo spirito anticonformista, come la gran parte delle protagoniste femminili dei romanzi della Allende. Una donna che, arrivata ormai alla fine della sua vita ripercorre, per non dimenticare, le tappe della sua lunga esistenza: nata nella straziata Europa a cavallo fra le due guerre mondiali, cresciuta nella ricca borghesia californiana, divisa fra due grandi amori così diversi fra loro, il cugino Nathaniel e Ichimei, che la accompagnano per periodi diversi della sua vita, sovrapponendosi a tratti ma senza mai entrare in competizione l’uno con l’altro.

C’è la voce della giovane moldava Irina Bazili, che assiste con la sua presenza discreta e forte gli anni che Alma trascorre alla casa di cura. Donna giovane ma con un passato tormentato e che la tormenta ancora. Sarà in grado di lasciarsi andare all’amore di Seth, giovane e benestante nipote di Alma o saranno i suoi fantasmi a vincere?

C’è poi la voce silenziosa ma sempre presente di Ichimei, l’amante giapponese. Di lui sappiamo tutto e niente. Impariamo a conoscere lui e la sua famiglia, i Fukuda, nei ricordi di Alma e nelle sue lettere, ma è una presenza che resta impalpabile e quasi irreale. Una voce che ci porta ad una cultura così lontana da quella occidentale, una cultura impregnata delle sue tradizioni e che faticosamente si mescola con l’esterno.

Ma esiste davvero la storia d’amore con Ichimei oppure è solo il frutto del ricordo di una donna anziana?

Ci sono poi tutte le alte voci del coro. Solo per citarne alcune, quelle dalla famiglia Belasco e quella dell’anziano dandy Lenny Beal che si rivela essere, alla fine, molto più di quel che appare.

Come?

Negli ultimi anni i romanzi della Allende hanno sicuramente perso molto dello smalto, della forza e del significato delle sue prime narrazioni, in cui era forte tutto il peso del suo passato nel tormentato Cile. Esaurita questa carica sicuramente emotivamente più pesante, la Allende si è dedicata ad una narrativa più leggera e che può certamente raggiungere un pubblico più vasto.

E’ comunque un romanzo che vale la pena di essere letto ed assaporato, che permette di essere spettatori, per il tempo concesso dalla lettura, di una storia d’amore che supera ogni barriera di tempo e spazio.

Paola Cavioni

 

Letture consigliate, della stessa autrice:

  • La casa degli spiriti, Feltrinelli 1983
  • D’amore e ombra, Feltrinelli 1985
  • La figlia della fortuna, Feltrinelli 1999
  • Ritratto in seppia, Feltrinelli 2001
  • Inés dell’anima mia, Feltrinelli 2006
  • La somma dei giorni, Feltrinelli 2008

 

L'amante giapponese_ narrativa

Quando il mare è ancora troppo lontano

La vera scelta non è dove. La vera scelta è con chi.
La vera scelta non è dove.
La vera scelta è con chi.

Cosimo Calamini, autore classe 1975, è stata una bella scoperta. Sia dal punto di vista letterario che umano (trovare uno scrittore che risponde personalmente ai messaggi sui social network credo sia cosa assai rara di questi tempi).

Il suo ultimo libro, Il mare lontano da noi, non l’ho scelto. Me lo hanno regalato. Ho sempre pensato che regalare un libro sia  una cosa ancora più personale che un vestito, un profumo.

Perché per regalare un libro a chi, come me, considera la lettura quasi come una religione, devi conoscere a fondo una persona.

Una volta ho letto una frase che diceva più o meno cosi: non regalare mai a qualcuno un libro che potrebbe piacergli perché probabilmente lo ha già letto. Niente di più vero, ma fortunatamente non in questo caso.

In questo caso infatti non conoscevo né titolo né autore, ma la storia mi si è cucita addosso, come un abito dalla taglia perfetta. Appiccicata proprio.

Fin da subito mi ha colpito la frase riportata sulla copertina. La vera scelta non è dove. La vera scelta è con chi.

Si, con chi. Perché Il mare lontano da noi è la storia di Serena, giovane donna, ricercatrice, mamma, combattuta fra due amori. Non fra due uomini però. Fra l’amore per la famiglia (marito e figlia con problemi di dislessia) e l’amore per se stessa e il suo futuro. Un futuro che le si apre (o le si potrebbe aprire) in un’altra nazione, a migliaia di chilometri dalla tranquillità della sua provincia romana, dalla sua spiaggia di Anzio. Ricostruirsi e rinascere in un altro Stato, trovare il suo mare in un altro mare.

Nel romanzo mi ha colpito molto la descrizione di questa cittadina della provincia, sui Castelli Romani, Lanuvio. Mi è sembrato talvolta di rileggere alcune delle più belle pagine di Ammaniti.

Il mare lontano da noi è una storia estremamente moderna, nella quale tutti possiamo ritrovarci in questo o in quel personaggio, in Serena, nella madre piena di ansie, nel fratello nichilista e con velleità da scrittore.

Una storia che, pur nella sua leggerezza e scorrevolezza di scrittura, lascia nella testa tante riflessioni, e una lieve sensazione di non-finito, come un finale aperto.

Il mare lontano da noi è soprattutto un libro per una generazione. La mia.

Quella dei trentenni italiani, perennemente in bilico tra il restare, comodo ma frustrante, il partire e il non sapere ancora quale è la strada giusta da seguire, con la continua sensazione di essere in ritardo su una tabella di marcia che impone la società è che prevede una serie di tappe obbligate: studi, lavoro, casa, famiglia, figli, lavoro 9-18.

Perché per partire ci vuole coraggio, ma ce ne vuole altrettanto per restare.

Recensione del romanzo “Il mare lontano da noi” di Cosimo Calamini, Garzanti, 2014