
Buongiorno cari lettori,
oggi non vi parlo di libri, ma di una storia che mi ha toccato profondamente.
Lunedì 5 aprile in seconda serata Rai 3 ha mandato in onda una puntata di “Che ci faccio qui”, condotto da Domenico Iannacone, dedicata all’artista Fausto Delle Chiaie.
Conoscevo già il programma, la sensibilità e il rispetto con cui Iannacone riesce a raccontare i suoi ospiti che hanno sempre storie forti o dolorose (ricordo e segnalo anche una bellissima intervista ai parenti delle vittime e ai sopravvissuti all’incidente ferroviario di Viareggio del giugno 2009).
Non conoscevo però Fausto Delle Chiaie e la sua arte, almeno fino a pochi giorni fa.
Cos’ha di particolare questo artista romano?
Fausto delle Chiaie da oltre trent’anni espone le sue opere in un museo che non chiude mai: un marciapiede tra il Mausoleo di Augusto e l’Ara Pacis a Roma.
Un museo a cielo aperto, senza biglietto di ingresso e senza guide se non l’artista stesso.
Fausto Delle Chiaie è un performer ma anche un artista concettuale che ha saputo raccogliere e fondere insieme l’ironia visionaria del dadaismo, la forza dirompente di Picasso e l’eredità della Minimal Art americana.
Se si dovesse definire con un solo termine si potrebbe parlare di Arte Povera dato che spesso le sue opere sono prodotte con materiali di recupero trovati dalla strada. Arte Povera, ma non certo per la profondità del messaggio trasmesso, che è sempre potentissimo e che va dalla critica all’indifferenza della società contemporanea alla condizione di solitudine dell’uomo, fino alle ultime opere dedicate al periodo che stiamo vivendo come una “guerra moderna”.
Non è forse proprio questo il significato ultimo dell’arte? Riuscire a prendere il mondo che ci circonda, guardarlo con occhi nuovi e trasformarlo in qualcos’altro?
L’arte amplifica la vita e le emozioni.
Cercando in rete la biografia di Delle Chiaie scopro che ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Roma e che nel corso della sua carriera, a partire dagli anni ’70, ha girato non solo l’Italia, ma anche mezza Europa con le sue opere, performance e installazioni.
Ora che ha più di settant’anni, si può dire davvero che la sua vita sia stata completamente dedicata all’Arte, nel senso più nobile del termine, e colpisce molto il fatto che debba vivere con la sua compagna in una casa senza neanche il riscaldamento e con evidenti problemi economici.
Ma colpisce ancora di più la serenità con la quale lui parla della sua condizione, perché si definisce prima di tutto un uomo libero.
Libero di poter vedere il panorama dal finestrino del treno che tutti i giorni lo porta da Sgurgola, nella provincia di Frosinone, a Roma dove espone le sue opere.
Libero dalla schiavitù della tecnologia. Libero dalle regole del jet set dell’arte contemporanea, anche se avrebbe tutto il diritto di prendervi parte.
Non voglio anticiparvi di più perché vi invito a guardare la puntata, che trovate anche sulla App di Rai Play.
In favore dell’artista è stato fatto un appello alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per la concessione della Legge Bacchelli (n. 440/85); legge che prevede l’assegnazione di un vitalizio in favore dei cittadini che abbiano contribuito al progresso della cultura italiana e che versino in particolare stato di necessità.
La petizione richiede l’attivazione della Legge, cito testuale, “in favore dell’artista Fausto Delle Chiaie, uno dei più singolari e apprezzati esponenti dell’arte contemporanea italiana. L’artista, oggi 77enne, vive in una condizione di grave difficoltà economica, di salute e abitativa che ne impedisce il dignitoso proseguimento della vita. Ha sempre vissuto della sua arte onorando con ironica genialità il Paese e la città di Roma in particolare.”
Vi lascio alla fine del post i due link, per vedere la replica della puntata su Rai Play e quello a Change.org per sottoscrivere la petizione.
Bisogna arrivare a 25.000 adesioni.
Io ho firmato, e tu?
Paola Cavioni
Ciao e benvenuto/a!
Io sono Paola, dal 2015 Righediarte è il mio blog, il luogo nel quale condivido la passione che mi anima da che ho memoria: la scrittura. Ricordo ancora l’emozione del primo tema letto di fronte a tutta la classe quando ero bambina. Quella emozione è stessa che metto dentro a ogni mio post, a ogni racconto, ogni poesia che qui condivido con chiunque abbia voglia di leggere e magari lasciare un commento.
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