
“Io cerco sempre di scrivere secondo il principio dell’iceberg. I sette ottavi di ogni parte visibile sono sempre sommersi. Tutto quel che conosco è materiale che posso eliminare, lasciare sott’acqua, così il mio iceberg sarà sempre più solido. L’importante è quel che non si vede. Ma se uno scrittore omette qualcosa perché ne è all’oscuro, allora le lacune si noteranno. Prima di tutto eliminare tutte le parti superflue e trasmettere al lettore un’esperienza che potesse entrare a far parte della sua, come quelle reali. È un’impresa difficilissima, e ho dovuto lavorare sodo.”
Queste sono le parole di Ernest Hemingway in un’intervista a George Plimpton del 1954.
Lo stesso anno in cui Hemingway riceve il Nobel per la Letteratura per Il vecchio e il mare, romanzo breve pubblicato due anni prima e che è considerato l’ultimo capolavoro dello scrittore statunitense.
Molti anni prima che la metafora dell’iceberg venisse sfruttata in qualsiasi contesto lavorativo (basta aprire LinkedIn per capire di cosa sto parlando), Hemingway in poche righe riassume il senso del suo narrare: un procedimento per sottrazione che dice moltissimo del rapporto fra letteratura e vita, fra scrittura ed esperienza.
È sufficiente leggere l’incipit de Il vecchio e il mare:
“Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni che ormai non prendeva un pesce.”
Un inizio semplice ma potentissimo, che catapulta il lettore nel cuore della storia in una sola frase.
Per spiegare meglio il principio dell’iceberg si possono fare due premesse: la prima è l’antica massima “conosci te stesso”, l’iscrizione presente nel tempio di Apollo a Delfi, declinata in questo caso in conosci i tuoi personaggi.
Sì perché ogni storia per forza di cose ruota attorno a uno o più personaggi, a meno che non vogliate romanzare la storia del Big Bang o stiate scrivendo un’epopea sulle eruzioni vulcaniche.
Conosci i tuoi personaggi.
Sembra più facile a dirsi che a farsi, perché perdere il controllo è davvero un attimo.
Per raccontare una storia che sia credibile e indimenticabile i personaggi devono agire, muoversi, parlare. Le loro azioni, movimenti e dialoghi sono il frutto del loro vissuto, delle loro vicissitudini personali, anche di quelle che non sono inserita all’interno di quel momento, breve o lungo, che si sta narrando.
La seconda premessa è invece il caposaldo con cui si aprono quasi tutti i corsi di scrittura creativa: show don’t tell (mostrare, non dire). Questo perché, se i personaggi sono costruiti in modo solido, anche se quello che vediamo è solo la punta dell’iceberg sarà sufficiente farli agire in maniera coerente con la loro personalità, con le loro esperienze, senza che siano necessarie troppe spiegazioni. Le azioni parleranno da sé.
Alcuni autori prima della stesura vera e propria del romanzo, dopo una ovvia fase di documentazione, scrivono delle schede biografiche dei loro personaggi, in modo da riassumere nero su bianco tutti i punti salienti della loro vita per poterne attingere in fase di stesura del romanzo.
Altri invece preferiscono utilizzare il metodo delle interviste, scrivendo una serie di domande ipotetiche e rispondendo calandosi nei panni del loro protagonista.
Queste domande servono a costruire la personalità e a fare emergere i bisogni più profondi delle voci che porteranno avanti la narrazione.
Tutte queste analisi preliminari servono a creare la famosa base dell’iceberg di cui ci parla Hemingway. Facile vero? Sicuramente, se fossimo tutti come Hemingway…
Ti è mai capitato di leggere un libro in cui invece l’autore, in maniera più o meno consapevole, non segue questo principio? Una storia in cui i personaggi appaiono come vuoti, senza sostanza?
Paola Cavioni
Per leggere le pillole di storytelling precedenti, clicca sui link seguenti:
La regola delle 25 parole, Il grande libro della scrittura di Marco Franzoso
Scrivere e un’abitudine, non un’arte
Il viaggio dell’eroe di Chrisfopher Vogler e Midnight in Paris di Woody Allen
La sospensione dell’incredulità e The Truman Show
Bibliografia:
- Lezioni di scrittura creativa, Gotham Writer’s Workshop (Dino Audino Editore, 2005)
- Master di scrittura creativa, Jessica Page Morrell (Dino Audino Editore, 2007)
- Il grande libro della scrittura, Marco Franzoso (Il Saggiatore, 2020)
- On writing, Stephen King (Pickwick, 2000)
- Il vecchio e il mare, Ernest Hemingway (Mondadori)
- Il principio dell’iceberg. Intervista sull’arte di scrivere e narrare, Ernest Hemingway (Il Nuovo Melangolo, 1996)
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Io sono Paola, dal 2015 Righediarte è il mio blog, il luogo nel quale condivido la passione che mi anima da che ho memoria: la scrittura. Ricordo ancora l’emozione del primo tema letto di fronte a tutta la classe quando ero bambina. Quella emozione è stessa che metto dentro a ogni mio post, a ogni racconto, ogni poesia che qui condivido con chiunque abbia voglia di leggere e magari lasciare un commento.
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