Uomini e no, Elio Vittorini e il 1945

“Bisogna che gli uomini possano essere felici.

Ogni cosa ha un senso solo perché gli uomini siano felici.

Non è solo per questo che le cose hanno un senso?”

“È per questo.”

“Dillo anche tu, ragazza. Non è per questo?”

Uomini e no, edizione Oscar Mondadori

Oggi voglio parlarvi di un classico della letteratura italiana del secondo dopoguerra: Uomini e no di Elio Vittorini (Siracusa 1908 –  Milano 1966).

A dispetto dell’origine siciliana del suo autore, questo romanzo di poco più di duecento pagine è ambientato in una Milano resa grigia e violenta dall’invasione tedesca. Siamo nel 1944, un anno sanguinoso per la lotta partigiana.

“L’inverno del ’44 è stato a Milano il più mite che si sia mai avuto da un quarto di secolo; nebbia quasi mai, neve mai, pioggia non più da novembre, e non una nuvola per mesi; tutto il giorno il sole. Spuntava il giorno e spuntava il sole; cadeva il giorno e se ne andava il sole.”

Uomini e no, che nel titolo fa da eco al famoso Uomini e topi di John Steinbeck, esce nel giugno del 1945, edito da Bompiani, primo dei romanzi italiani incentrati sulle storie della resistenza, reali o verosimili, e sugli orrori del secondo conflitto mondiale.

L’anno dopo, nel 1946, viene pubblicato Il compagno di Cesare Pavese.  Nel ’47 è la volta di Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino e Se questo è un uomo di Primo Levi. La casa in collina, ancora di Cesare Pavese, è del 1948. Opere talmente note che non hanno bisogno di presentazioni.

Sono anni fecondi per la cultura, nonostante le guerre, lo sanno bene gli studenti delle scuole superiori che devono studiare questo periodo in storia, letteratura e arte.

Nel periodo che va dalla guerra civile spagnola al 1945 Vittorini, Pavese (anche lui nato nel 1908), Levi e Calvino sono giovani, giovanissimi (Calvino nasce nel ’23, Levi è del ‘19). Diversi fra loro per luogo di nascita ed estrazione sociale, ma accomunati da ideale che hanno unito tanti uomini e donne che si sono poi impegnati nella ricostruzione del nostro paese dopo la distruzione economica e sociale della guerra: l’amore per la cultura nella sua totalità, anche quella americana percepita come ideale di libertà e felicità, e la necessità di diventare testimoni del loro tempo, per dare voce a chi non ne aveva più.  

Durante il fascismo ciascuno di noi frequentò e amò d’amore la letteratura di un popolo, di una società lontana, e ne parlò, ne tradusse, se ne fece una patria ideale […] Laggiù noi cercammo e trovammo noi stessi” così scrive Cesare Pavese proposito della passione condivisa con Vittorini per la narrativa americana.

Il 1945 è un anno importante: la guerra è finita e Vittorini, non ancora quarantenne, ha già pubblicato da qualche anno quello che viene considerato il suo più grande romanzo: Conversazione in Sicilia, di cui Uomini e no, almeno nel titolo, si pone idealmente come prosecuzione. Nel contesto storico della lotta antifascista infatti Silvestro, il protagonista di Conversazione, scopre che “non ogni uomo è un uomo” intendendo che gli “uomini” sono i partigiani che si contrappongono agli aderenti della Repubblica Sociale Italiana e a chiunque appoggi il regime oppressore.

Uomini e no, titolo che è già un giudizio, che non lascia spazio a replica, lapidario, come la scrittura di Vittorini, a volte ermetico e non sempre di facile comprensione, che nello stile dei botta e risposta dei dialoghi ricorda alcuni racconti di Hemingway.

Il 1945 è anche l’anno di grandi ideali, quello in cui fonda Il Politecnico, rivista di cultura e politica, che chiuderà in via definitiva nel 1947 a seguito dei contrasti fra Vittorini e Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano, partito cui Elio aveva aderito alla fine degli anni ’30.

Uomini e no ha per protagonisti un gruppo di partigiani, guidati da Enne2, capitano dei GAP (Gruppi di Azione Patriottica) che a Milano portano avanti la lotta di liberazione della città, in particolare contro il capo fascista Cane Nero.

Enne2 è tormentato da anni dall’amore per Berta, una donna sposata. Un amore che non ha presente e futuro.

Uno scontro tutto umano fra ideale e amore, una “narrativa vittoriniana, oscillante fra realismo e lirismo, fra impegno ideologico e tendenza all’astrazione e alla mitizzazione” (Leggere il mondo, di C. Segre e C. Martignoni).

Di Enne2 non conosciamo il nome e il cognome, come se questa informazione non servisse al lettore per collocare la sua vicenda all’interno di un contesto più ampio: la lotta contro l’invasore.

Ma è una lotta impari, Enne2 lo sa bene, e tanti di quelli che come lui hanno scelto di combattere sono destinati ad essere sacrificati per la salvezza dei più.

Uomini e no è un racconto di lotta e di resistenza, di analisi profonda dei valori che guidano l’uomo e che lo portano a schierarsi con un’idea piuttosto che con un’altra.

Il racconto della ricerca di una vera felicità, che per essere tale non può che essere condivisa fra tutti gli uomini liberi.

Enne2 è indubbiamente la trasposizione e la voce letteraria dello stesso Vittorini che del fascismo, della guerra e della resistenza conosce molto. Conosce il fascismo perché per un periodo negli anni ’30 aderisce ai fasci cosiddetti “di sinistra”, abbandonandoli però allo scoppio della Guerra civile spagnola quando si schiera in favore dei repubblicani contro il regime franchista.

Ma conosce anche gli uomini e le donne della resistenza perché, trasferitosi a Milano, collabora con la stampa clandestina e subisce anche la reclusione nel carcere di San Vittore.

Uomini e no riassume nello spaccato di pochi giorni intrisi di sangue, tutti gli ultimi anni della guerriglia che vede fascisti e nazisti da un lato e partigiani dall’altro, le azioni e le rappresaglie compiute da entrambi i lati della barricata, e che solo la Storia ha giudicato.

Da questo romanzo, che presenta comunque qualche lacuna nella particolare alternanza fra capitoli di narrazione e capitoli di “riflessioni” identificati dal corsivo, emerge in pieno l’anima dell’autore in tutta la sua forza e direi anche il suo fascino.

Elio Vittorini infatti non è solo scrittore. È saggista, traduttore, direttore di giornale, viaggiatore. Un’anima irrequieta e ribelle, sempre alla ricerca di qualcosa di indefinito, forse anche a causa di suo padre che di professione faceva il capostazione, sempre in movimento, proprio come un treno.

Un’anima forse alla ricerca proprio di quella felicità che Enne2 non potrà mai raggiungere.

Un libro da leggere e rileggere per trovare forza e conforto nelle parole e nelle azioni di uomini e donne che hanno affrontato tempi duri, più duri dei nostri, che pure ci sembrano tanto difficili da vivere.

Paola Cavioni

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Cerchi un libro per Natale? I consigli di Righediarte

Alzi la mano chi  ama ricevere libri a Natale.

Sono sicura di non essere la sola che ogni anno compila lunghe liste di libri da acquistare o da farsi regalare. Per me è altrettanto piacevole scegliere il libro giusto quando sono io a volerlo donare a qualcuno che mi è caro.

Questo perché nella mia testa c’è l’idea poetica e romantica che scegliere un libro richieda tempo, amore, conoscenza del destinatario del regalo e cura del particolare. Ad esempio, non potrei mai regalare Jane Eyre ad un’amica che è appena stata lasciata dal fidanzato e magari è in una fase un po’ depressa, perché sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.

Penso che consigliare un libro sia un atto di attenzione e amore, e regalare libri fa bene alla salute per tutta una serie di benefici legati alla lettura. Leggere infatti aiuta a ridurre lo stress e previene gli stati di ansia. Inoltre tenendo il cervello in allenamento si rallenta il processo di invecchiamento cellulare e ci sono studi che dimostrano che la lettura è utile anche nella prevenzione della demenza senile. Insomma, regalando un libro si regala benessere.

C’è poi anche un altro tema che mi sta molto a cuore: quello delle dediche; vera ciliegina sulla torta quando si regala un libro. Amo scriverle ma ancora di più leggerle sui testi che trovo nelle bancarelle del libro usato.

Mi ha sempre affascinato immaginare, ricavandole proprio dalla calligrafia delle dediche, le vite dei proprietari passati dei volumi che ora sono nelle mie mani. Quali emozioni avranno provato nel leggere proprio quel libro, se hanno amato l’odore della carta e la consistenza della copertina.

Ma sto divagando.

Questo post nasce perché proprio in questi giorni mi è capitato per caso sotto mano un libro, acquistato tempo fa, edito da Sellerio. Si tratta di “Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno” di Ella Berthoud e Susan Elderkin, a cura di Fabio Stassi nella edizione italiana.

In questo volume decisamente lungo sono elencate dettagliatamente tantissime malattie sia fisiche che mentali, con la corrispettiva “cura” che passa dalla lettura di uno o più libri selezionati appositamente dalle due autrici.

Ora, io non sono un medico ma sono una grande lettrice, quindi vorrei dare il mio contributo per queste feste all’orizzonte aiutandovi con una particolare lista di libri che potete prendere come spunto per i regali di Natale, a seconda della tipologia di “caso umano”.

Si tratta ovviamente di una lista del tutto personale, così come lo sono i miei consigli, senza assolutamente nessuna pretesa di essere esaustivi.

Spero però di potervi essere utile e di spingervi anche a passare da una libreria per completare i vostri regali in questi primi giorni di dicembre, stuzzicando la vostra curiosità con i titoli che vi propongo di seguito.

(Cliccando sul titolo del libro, dove presente il link, è possibile acquistare il prodotto su Amazon, mediante affiliazione a Righediarte)

Amante (libri per il proprio amante, uomo o donna):

Amore (libri per la persona amata):

Ansia (libri per chi non ne soffre e non ha paura di affrontare storie apocalittiche):

Ansia (per calmare mamme ansiose)

Arroganza (libri da regalare ad amici particolarmente pieni di sé):

Arte (libri per chi ama l’arte e per chi deve imparare ad amarla)

Apparenza (da regalare a chi crede che l’apparenza sia tutto):

Bambini (per chi sta per diventare genitore o vuole capire meglio i propri figli)

Cucina (libri per amanti della cucina):

Donne e uomini (per capirsi meglio a vicenda):

Figlie (da regalare alle nostre figlie o a chiunque nel nostro cuore occupi il medesimo posto):

Figli (da regalare ai nostri figli o a chiunque nel nostro cuore occupi il medesimo posto):

Fiori e piante (per chi ama coltivare fiori e per chi ama la natura)

Fratelli e sorelle (da regalare a chi è parte di noi):

Fotografia (libri per amanti della storia della fotografia e della pratica fotografica):

Gialli (libri per amanti del genere noir):

Lettura (libri adatti soprattutto per chi crede di non amarla):

Matematica (libri adatti alle menti matematiche):

Misoginia (libri per uomini che odiano le donne, per provare a far loro cambiare idea): 

Musica (libri per amanti della musica o per musicisti):

Nonni (libri da regalare ai nostri nonni o bisnonni, se si è fortunati):  

Resilienza (libri per chi pensa di non farcela):

Ricerca interiore (libri per chi è alla ricerca di sé stesso): 

Romanticismo (libri per eterni romantici):

Salute (libri per chi tiene alla salute o deve iniziare a occuparsi della propria e di quella degli altri)


Scrittura (per chi già scrive o vorrebbe iniziare):

Sport (libri per chi ama fare sport e per chi non si schioda dal divano):

Storia (libri per amanti della storia)

Universo e stelle (libri per amanti dell’universo):

Vecchiaia (libri da regalare a chi ha paura di invecchiare): 

Viaggi (libri per amanti dei viaggi):

Questa è la mia personale lista per i vostri regali, ora se volete scusarmi vado a compilare quella dei libri che voglio io per Natale.

E come ogni anno, sarà una lista molto lunga.

Paola Cavioni

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Righe su “Non ti muovere” di Margaret Mazzantini

“Una pioggia sottile come cipria mi inumidiva senza bagnarmi. Mi strinsi nel mio soprabito mentre passeggiavo, non avevo una destinazione, volevo solo che quella notte non si rivoltasse contro di me. Non mi sentivo stanco, camminavo a gambe leggere. Avevo mangiato poco, e quel poco lo avevo già digerito. Le strade erano deserte e silenziose. Solo dopo un po’ mi accorsi che quel silenzio non era totale, che l’asfalto aveva un gemito sommerso. La città di notte è come un mondo abbandonato dagli uomini, vuoto, ma intriso della loro presenza. Qualcuno che si ama, qualcuno che si sta lasciando, il guaito di un cane su un terrazzo, un prete che si alza. Un’ambulanza che trascina un malato dal caldo del suo letto verso il mio ospedale. E una puttana che torna con le sue gambe negre come il buio, e l’uomo che non l’aspetta e dorme come una montagna sicura e temibile. Esattamente come Elsa. Perché nel sonno le persone si somigliano tutte, si somigliano per chi non dorme e sa che non potrà dormire.”

Non ti muovere, Oscar Mondadori 2001

Non ti muovere è viaggio emozionante e che lascia orfani quando si finisce di leggere il libro.

La firma di Margaret Mazzantini è riconoscibile, con quella magistrale capacità di raccontare i moti dell’anima in modo poetico ma allo stesso tempo cruento, nella cornice di una narrazione drammatica.

In Non ti muovere il tempo della storia è breve, poche ore.

È il tempo della fabula, della narrazione, che si dilata e porta il lettore indietro con un lungo flashback che talvolta provoca smarrimento e vertigine ma che riesce con sapienza a dosare al momento giusto ogni elemento, ogni informazione utile a ricomporre il puzzle della storia.

Nel presente c’è Angela, quindici anni, che una mattina iniziata come tante altre, mentre va a scuola è vittima di un grave incidente in motorino. Nel presente c’è anche su padre Timoteo, affermato medico cinquantenne, che ora si fa piccolo piccolo mentre attende, impotente, che un collega operi sua figlia per salvarle la vita.

E come in un lungo flusso di coscienza che odora di confessione più che di autobiografia, il romanzo ripercorre, nel racconto di Timoteo, l’amore segreto, doloroso e colpevole dell’uomo per una donna segnata profondamente dalla vita e dalla sofferenza.

Il Timoteo del presente racconta come, in un giorno afoso di oltre quindici anni prima, abbia superato quel confine irreversibile fra essere vittima, o quantomeno innocente, ed essere carnefice.

Nel passato c’è Timoteo con sua moglie Elsa, ma c’è soprattutto Timoteo con Italia, emblema della sua colpa.

E nonostante il suo crimine, perché di questo si tratta, non si riesce a non provare empatia per Timoteo. Merito dell’abile stile narrativo dell’autrice.

Il lungo racconto in prima persona è un tentativo di cammino verso la redenzione, un percorso di espiazione dal peccato. Ma è anche un’indagine nelle pieghe dei rapporti d’amore, dello scontro tra essenza e apparenza, tra ideologia borghese e povertà della periferia cittadina.

La Mazzantini naviga fra le emozioni con timone saldo e, come già detto, conosce molto bene l’animo umano, sia maschile che femminile.

Non ti muovere è sicuramente una lettura non semplice e non per tutti, sia per la drammaticità dei fatti narrati che per il realismo, a tratti fastidioso, di alcuni passaggi descrittivi che vengono sbattuti in faccia al lettore con la violenza di uno schiaffo.

Ma è soprattutto una storia che, se non vera, è comunque verosimile. Perché Timoteo potrebbe essere il vostro vicino di casa così gentile, un vostro amico padre di famiglia. Potrebbe essere vostro marito, vostra moglie. Timoteo rappresenta l’ombra che si cela dietro ogni vita che sembra più o meno perfetta, dietro la retorica del “finché morte non vi separi”.

E poi la  frase, non ti muovere, che troviamo più volte nel romanzo come se fosse un ritornello, e che suona più come un non mi lasciare, perché senza di te che nella mia vita non esisti, io non esisto.

L’autrice

Margaret Mazzantini nasce a Dublino nel 1961, figlia di una pittrice e di uno scrittore.

Margaret Mazzantini

Si diploma alla Accademia Nazionale di Arte drammatica Silvio D’Amico di Roma e alterna l’attività di attrice di cinema e teatro a quella di scrittrice. Il marito è l’attore Sergio Castellitto.

Da più di uno dei suoi romanzi sono stati tratti film di successo (Non ti muovere, Venuto al mondo, Nessuno si salva da solo, Fortunata).

Con Non ti muovere, nel 2001 Margaret Mazzantini vince il  prestigioso Premio Strega.

Sito Ufficiale dell’autrice:

http://www.margaretmazzantini.com/

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Paola Cavioni

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