“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti”
John Lennon
Qualche giorno fa, tornando dal lavoro, ero in metropolitana nel solito tratto tra l’ufficio e il parcheggio milanese dove lascio l’auto alla mattina.
Come spesso capita a chi prende quotidianamente mezzi di trasporto, ero presente fisicamente ma non “realmente”: in piedi in mezzo alla folla, con la mente sui pensieri in sospeso — cose da fare, figli, casa, appuntamenti da confermare.
Alla fermata di Duomo sono riuscita a sedermi, non avevo con me nulla da leggere e non mi andava di prendere ancora in mano il cellulare dopo una giornata passata al pc.
A quella stessa fermata è salita una coppia sulla settantina che si è seduta proprio di fronte a me.
Lui e lei. Eleganti ma senza essere fuori luogo, vestiti quasi uguali: entrambi giacca in camoscio e pantaloni color sabbia.
Non ho capito se fossero turisti o no perché da quella distanza e in mezzo al frastuono di centinaia di altre voci non sentivo in che lingua parlassero.
Ma non sarebbero comunque state le loro a colpirmi e restarmi impresse.
Lei, bellissima nel suo tempo non più giovanile, portava i capelli bianchi con una grazia semplice, lunghi fino alle spalle, viso senza un filo di trucco ma meraviglioso in ogni ruga d’espressione o d’età. Lui brizzolato, fisico asciutto.
Per tutto il tempo del viaggio lei ha tenuto la testa sulla spalla di lui, e di tanto in tanto allungava il collo per lasciargli un bacio sulla guancia, con quella leggerezza e intimità che solo chi ama conosce e riconosce negli altri. Ogni tanto sembrava che si avvicinasse al suo collo per annusarne profumo.
Lui di contro l’ha tenuta per mano tutto il tempo. Sempre.
Due ragazzini nel corpo di due adulti fatti e finiti.
Può far sorridere, ma è stato uno dei momenti più belli della mia giornata, sono scesa dalla metropolitana leggera, quasi anche io riempita di quell’amore che due sconosciuti si stavano scambiando nei loro semplici gesti di complicità.
Quella scena, breve e forse per molti anche insignificante, mi ha aperto il cuore perché mi ha ricordato che la vita non si svela sempre nei grandi eventi, ma nei dettagli che sfuggono se siamo troppo concentrati a guardare avanti.
Serendipity.
Serendipità in italiano, è “la capacità di rilevare e interpretare correttamente un fenomeno occorso in modo del tutto casuale durante una ricerca scientifica orientata verso altri campi d’indagine.”
In pratica è trovare qualcosa di bello o utile per caso, mentre si cerca tutt’altro.
Io in metropolitana non stavo cercando nulla a dire la verità, ma mi sono trovata davanti un’immagine che mi ha fatto tornare alla mente il famoso quadro Il bacio di Hayez in versione moderna ma senza tempo.
Viviamo inseguendo mete, orari, obiettivi scritti per noi da altri, in elenchi puntati sempre più lunghi.
Ma la verità è che spesso la vita accade altrove e ci passa accanto. E ogni tanto ci ricorda con prepotenza tutta la bellezza di quel sentimento universale che è l’amore.
Serendipity.
Accade nei margini, nei momenti non previsti, in quello sguardo che incroci per caso e ti resta dentro.
È il dono inatteso di qualcosa che non stavamo cercando — ma che, forse, stava cercando noi, come quei gesti d’amore su un treno affollato di gente troppo occupata a tenere la mente occupata in mille cose inutili.
Serendipity.
Come il titolo del film, è un frammento di bellezza in una giornata qualunque.
E penso che se non possiamo programmare la meraviglia, forse possiamo allenarci a riconoscerla con un cuore più disponibile; vivere lasciando spazio all’inatteso.
E ogni tanto lasciandoci semplicemente sorprendere.
Paola Cavioni, 3 maggio 2025
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