Ogni volta che mi capita di visitare una città d’arte italiana non posso fare a meno di pensare a quanto io sia fortunata, da amante profana dell’arte quale sono, a vivere proprio in Italia, nonostante i ben noti problemi che il bel paese ha, soprattutto di questi tempi.
In questa domenica, che finalmente porta con sé un po’ di autunno, ho potuto visitare la “Capitale italiana della cultura 2016”: Mantova, una città crocevia di ben tre regioni: Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.
Certo, visitare in poche ore una città così ricca di opere d’arte con una bambina di cinque anni che, nella sua innocente esuberanza, finge di fare la caccia al tesoro nelle stanze di Palazzo Ducale, è una esperienza impegnativa paragonabile a una mezza maratona.
Ma, nonostante questo, torno a casa con una piacevole sensazione di pienezza (e non parlo solo di quella “fisica” dovuta ad un ottimo pranzo domenicale a base di cucina tipica mantovana). E’ la pienezza di chi si è riempito gli occhi e l’anima di tanta immensa bellezza, la stessa che si prova dopo aver visto una qualsiasi opera di Giotto o Michelangelo.
Oggi per me Mantova ha il viso dolce di una ragazza con i capelli scuri e la treccia che, seduta in un angolo della maestosa basilica rinascimentale di Sant’Andrea, ne copia le magnifiche architetture interne, disegnandole a penna su un blocco da disegno.
Mantova ha i colore azzurro del cielo nella Camera picta nel Castello di San Giorgio, regalo dei Gonzaga e del Mantegna a tutta l’umanità (e quindi anche a me).
Mantova ha il profumo del vento che accompagna lo scorrere del Mincio che protegge e culla la città.
Mantova ti porta nelle orecchie il suono delle battaglie che l’hanno resa non solo grande, ma anche capitale rinascimentale, che ancora brilla per la magnificenze del Palazzo Ducale, città nella città seconda per dimensione, in Italia, solo al Vaticano.
Mantova ha il rispettoso silenzio dovuto ai Martiri di Belfiore, primi patrioti italiani.
Mantova ha il sapore dolce del lambrusco, ma è forte come i sassi delle sue strade.
Mantova ha il nome di Virgilio, dei Gonzaga, dell’Alberti e di Mantegna, di Pisanello e di Giulio Romano, di Matilde di Canossa.
Insomma, Mantova in queste poche ore mi ha mostrato mille volti, mi ha affascinato e incuriosito. Già so che ci dovrò tornare.