In loving memory…

antonio_cavioni

1 aprile 2020

In ricordo di Antonio Cavioni (25 febbraio 1952 – 28 marzo 2020)

Mio padre.

Ciao papi.

Ieri ti abbiamo salutato, come si fa di questi tempi balordi, solo noi e il don Antonio al cimitero, senza messa, solo una benedizione veloce.

Ai funerali si dovrebbe dire qualcosa in ricordo di chi se ne va ma ieri non sono riuscita a dire niente.

Tu lo sai però che sono sempre stata più brava a scrivere che a parlare. Ieri ci ha pensato una dolce Ave Maria, cantata solo per te dalla cara Maricia, a parlare per tutti noi anche se da un cellulare. Per noi che da sabato scorso siamo rimasti senza parole, quelle parole che tu avevi sempre per tutti.

In tempi “normali” la morte sarebbe arrivata lo stesso prima o poi. Ma saremmo stati insieme, molto probabilmente. Avremmo tenuto la tua mano, ci saremmo stretti attorno alla mamma senza le mascherine e senza paura di potersi contagiare a vicenda. Ora non si può, questa forse è la più grande sofferenza, la più grande ingiustizia. Questo mostro obbliga a fare i conti ognuno per sé con il proprio dolore, con i propri pensieri, le proprie domande.

Non so se sia una guerra quella che stiamo combattendo, perché in guerra almeno il nemico lo vedi. E in guerra i nonni non ci vanno. Il virus ci sta portando via un pezzo della nostra memoria, e si dovrà fare presto i conti con il lutto collettivo di migliaia di bambini che da un giorno all’altro hanno perso uno o più nonni, senza neanche poterli salutare, senza neanche poter essere presenti al funerale, cosa che se non allevia la sofferenza almeno è un momento di passaggio per poter iniziare ad elaborare il lutto.

Che mondo ci aspetta domani papà, senza di te? Eri una di quelle anime buone che sarebbero servite per gestire “il dopo”, per ricostruire questa società e provare a renderla magari migliore, se e quando arriverà la fine di questo incubo.

So che tu non avevi paura di morire, perché non avevi paura di vivere. Non so se sono e sarò capace di fare altrettanto. Non so se sarò in grado di essere per i miei figli lo stesso modello di vita che sei stato tu non solo per noi, ma per le tante persone che ti hanno conosciuto e stimato da sempre.
Quello che so per certo è che sei sempre stato orgoglioso della tua famiglia, più che dei tuoi successi lavorativi e professionali.

Eri orgoglioso di Valeria, della sua intelligenza e indipendenza.

Eri orgoglioso della bontà di cuore di Stefano, un cuore forse tanto grande quanto fragile.

Eri orgoglioso di me, perché ti ho da sempre spontaneamente seguito in molte delle tue passioni e sono sempre rimasta la piccola di casa, forse per questo ora mi sento così persa davanti alla tua morte.

Eri orgoglioso dei tuoi nipotini e non riesco neanche ad immaginare quanto tu li abbia amati, ricambiato con quell’amore così profondo che solo i bambini sanno donare.

Gaia ti ha fatto un disegno con un arcobaleno quando eri in ospedale. Nonno andrà tutto bene. Abbiamo voluto lasciarlo a te, per il tuo ultimo viaggio, come se fosse quell’ultima carezza che non ti abbiamo potuto dare.

Ci sono stati vicino tutti in queste settimane. Abbiamo avuto tante conferme di quanto già sapevamo, ovvero quanto fossi amato.

Tutti abbiamo sperato e pregato, pregato e sperato perché tornassi da noi, magari anche un po’ ammaccato ma vivo, anche se sapevamo che questo maledetto virus troppo spesso non lascia respiro, e la tua storia è stata troppo simile alle tantissime che si leggono sui giornali in questi giorni.

Sai anche perché avevo paura che non saresti tornato quando l’anestesista ti ha fatto addormentare? Perché ero sicura che nel tuo sonno avresti visto e abbracciato Stefano, e non saresti più voluto tornare. Perché sapevi che in quel Paradiso a cui fortemente credevi lui era lì a tenerti un posto, e che noi di qua saremmo stati uniti e forti.

Manchi e mancherai a tutti. Mancheranno i tuoi insegnamenti, la tua generosità. Mancheranno i pranzi tutti insieme, senza pensieri. Mancherai tu, semplicemente tu. Mancherai immensamente a Gaia, ora chi le spiega storia? Mancherai alla mamma, tua compagna di sempre, la nostra dolce mamma, ancora una volta messa alla prova così duramente dalla vita.

Ci hai fatto un bello scherzo papà, non ci voleva proprio. Perché delle tante cose che ci hai insegnato, una sola ci manca. Come fare ad andare avanti senza di te, la nostra roccia, la nostra guida.

Mi resta la certezza che le ultime persone che hai visto, i medici della terapia intensiva, hanno fatto davvero di tutto per poterti salvare. Ci resta la tua voce in quell’ultima telefonata, eri preoccupato per la mamma, non per te, perché eri sicuro di svegliarti. Altruista fino all’ultimo momento.

Ora penseremo noi alla mamma, come tu hai pensato a noi per tutta la nostra vita fino a qua.

Ora cercheremo di andare avanti un passo alla volta, un giorno alla volta, ricordando sempre a tutti la grande persona che eri.

Riposa in pace papi. Ci abbracceremo ancora.

Tua figlia Paola

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