Righe su La moglie di Ponzio Pilato di Massimo Trifirò (NeptUranus editore)

La semineranno per mare e per terra
tra boschi e città la tua buona novella,
ma questo domani, con fede migliore,
stasera è più forte il terrore.

Nessuno di loro ti grida un addio
per esser scoperto cugino di Dio:
gli apostoli han chiuso le gole alla voce,
fratello che sanguini in croce.

Via della Croce, Fabrizio de Andrè (La buona novella)

Quale occasione migliore degli auguri di Pasqua per parlarvi del libro La moglie di Ponzio Pilato. Tradire se stessi per la verità di Massimo Trifirò, edito da NeptUranus nella collana Il nome della prosa.

Ringrazio la casa editrice per avermi inviato copia dell’opera; un libro particolare e unico nel suo genere, a metà fra il saggio storico e il racconto breve, che offre un punto di vista differente sulla vicenda storica di Gesù di Nazareth, partendo proprio dal racconto de sogno di Claudia Procula, per poi spostarsi sulla ricostruzione prettamente storica delle vicende che portano alla morte di Gesù Cristo.

La romana Claudia Valeria Procula, moglie del governatore Ponzio Pilato, nei Vangeli canonici è nominata una sola volta dall’evangelista Matteo, in poco più di una riga.

Gesù, dopo essere stato giudicato dal sommo sacerdote Caifa, si trova davanti a Ponzio Pilato, l’uomo che ha il potere e l’autorità per confermare la sua condanna alla crocifissione oppure liberarlo.

In occasione della festa, il governatore era solito rilasciare al popolo un detenuto a loro scelta. In quel tempo c’era un prigioniero distinto, di nome Barabba.

Mentre essi erano radunati, Pilato domandò: “Chi volete che vi rilasci, Barabba o Gesù, quello che è chiamato Cristo?”.

Sapeva, infatti, che per odio l’avevano consegnato.

Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie mandò a dirgli: “Nulla vi sia fra te e questo giusto, poiché oggi ho molto sofferto in sogno a causa sua”.

Dal Vangelo secondo Matteo 27, 15-19

Mentre alcuni dei suoi discepoli lo tradiscono, lo rinnegano e cercano di salvarsi per non fare la fine del loro maestro, una donna romana, una first lady come la chiameremmo oggi, si schiera dalla parte di Gesù.

Mentre la folla inneggia la liberazione di Barabba, Claudia chiede che si risparmi la vita a un uomo giusto.

Con un atto di coraggio, che dice molto del rapporto che poteva esserci con il marito, chiede la liberazione di Cristo quasi come un favore personale, perché turbata da un sogno di cui possiamo solo ipotizzare il contenuto.

Un sogno che avrebbe potuto cambiare la Storia dell’umanità se solo Pilato l’avesse ascoltata.

E chissà quali scenari si sarebbero aperti se in una remota provincia romana, oltre duemila anni fa, Gesù Cristo non fosse morto da martire e gli evangelisti non avessero raccontato la sua storia.

Forse sarebbe rimasto solo uno dei tanti profeti? Chi può dirlo.

Claudia Valeria Procula, donna romana e di nobili origini, va contro la cultura dalla quale proviene perché sente che quella è la cosa giusta da fare.

Sembra addirittura che appartenesse alla dinastia Giulio-Claudia perché figlia di Giulia Maggiore (e quindi nipote di Giulio Cesare) ma nata al di fuori del matrimonio con l’imperatore Tiberio, che era il terzo marito di Giulia. Insomma, ce n’è per una soap opera solo per ricostruire il suo albero genealogico, era inevitabile che la sua figura diventasse mitica.

Nonostante l’esiguo spazio dedicatole nei Vangeli, Procula è venerata nella Chiesa Ortodossa e la sua figura storica è ampiamente documentata nell’arte figurativa e anche nel cinema (se volete approfondire vi consiglio di guardare La tunica e The Passion, in cui Claudia Procula ha il volto di Claudia Gerini). Segno quindi che non è riuscita a salvare Gesù, ma è diventata lei stessa immortale.

Vi consiglio di approcciarvi al libro di Massimo Trifirò, che racconta molto di più di quanto ho brevemente riassunto in questo post, con la voglia e la curiosità di esplorare la vicenda umana di Gesù Cristo, oltre che la valenza storica e religiosa. Un libro che regala molti spunti di riflessione e spazio per approfondimento personale, se si è curiosi di conoscere quello che volente o nolente è parte del retaggio culturale occidentale.

Ora concludo con gli auguri di una serena Pasqua, vi lascio al vostro pranzo di festa (nel rispetto di tutte le norme per il contenimento della pandemia) e vi auguro di passare comunque una bella giornata in serenità, in compagnia delle persone che amate.

Buona Pasqua

Paola Cavioni

La casa editrice

NeptUranus è una piccola casa editrice che propone un numero limitato di titoli scelti con cura, suddivisi in tre collane dai nomi assolutamente geniali: Fuorismi, Increspature e Il nome della Prosa.

Il motto di NeptUranus è “Meglio essere dilettanti che lavorano in maniera professionale, piuttosto che essere professionisti che operano in modo dilettantesco.”

www.nepturanus.com

info@nepturanus.com

L’autore

Massimo Trifirò nasce a Lecco, città della quale è Cittadino Benemerito.

Ha una laurea in Scienze Politiche con specializzazione in Storia.

È autore di numerosi saggi  e racconti (La lama nel buio, Il dono della lentezza, Racconti tra Lecco e Oggiono).

Con NeptUranus ha pubblicato anche La necessità del bene, Vide e credette, La buona notizia.

Se ti sono piaciuti gli articoli e le recensioni di Righediarte, condividili sui tuoi canali social e iscriviti subito al blog per non perdere i prossimi post e se vuoi lascia subito un commento al post.

Segui Righediarte anche su Facebook e Instagram (@righediarte – Paola Cavioni) per rimanere sempre in contatto.

Per collaborazioni: righediarte@gmail.com