
“Dorme ancora la campagna, forse no,
È sveglia, mi guarda, non so.
Già l’odore della terra odor di grano,
Sale adagio verso me.”
(Impressioni di settembre, PFM)
Billie Joe Armstrong cantava wake me up when september ends, svegliami quando settembre è finito, in una hit di qualche anno fa, scritta per ricordare la morte di suo padre, ma che inevitabilmente viene associata ad un mese che ancora tanti non amano in particolar modo.
Può sembrare da pazzi amare il mese dell’inizio della scuola, il mese che anticipa l’arrivo del freddo, ma settembre continua ad essere il mio mese preferito perché regala tanta bellezza, anche in questo 2020 che deve ancora farsi perdonare.
Più dell’inizio dell’anno, più della primavera, settembre è il mese della rinascita, una pagina bianca pronta per essere scritta o colorata con tèmpere nuove.
È il mese gioioso della vendemmia, dolce come l’uva e silenzioso come le spiagge che salutano gli ultimi vacanzieri, mentre gli ombrelloni si preparano al riposo invernale.
Amo le giornate settembrine ancora lunghe ma meno calde, le passeggiate in campagna alla mattina, con la nebbiolina che piano piano si alza e lascia il posto ai colori caldi dell’autunno: giallo, rosso e ocra, tre colori che amo quando dipingo.
Questo è il mese dei racconti, degli amici ritrovati dopo le ferie, abbronzati e bellissimi.
È il mese delle domeniche in collina per cercare le prime castagne e fare la gara a chi ne trova di più.
Settembre è una vecchia canzone malinconica è bellissima della PFM.
È il mese delle sagre e degli ultimi fuochi d’artificio.
Delle prime coperte sui divani alla sera.
È il mese in cui si torna a volersi bene dopo gli eccessi dell’estate.
È il momento di tirare fuori la felpa, quella vecchia e un po’ consumata ma che mi piace tanto, che fa freschino, ma poi ho ancora gli infradito ai piedi.
Delle mele e delle prime zucche da farci la zuppa con sopra l’amaretto sbriciolato.
È il mese delle piogge che sanno ancora di estate ma che portano l’autunno.
Dei jeans che finalmente non danno fastidio.
È l’odore inconfondibile della pioggia sull’asfalto e della terra bagnata nei campi.
E ancora per qualche giorno non voglio pensare alla scuola con i banchi a rotelle, alle mascherine in ufficio, alla incertezza dei prossimi mesi. Voglio solo lasciarmi cullare dal dolce profumo dell’estate che ci saluta e dalla poesia di questi primi giorni di settembre, perché sì, voglio restare sveglia fino alla fine.
Paola Cavioni
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