Quando guardi oltre, tutto è possibile. Righe su “Il vento contro” di Daniele Cassioli

“La missione di ogni uomo consiste nell’essere una forza della natura e non un grumo agitato di guai e di rancori che recrimina perché l’universo non si dedica a renderlo felice.”

(George Bernard Shaw)

Il vento contro (DeAgostini 2018)

La citazione con cui apro questo post invita con decisione a essere forza della natura, a non lamentarsi, a essere artefici della propria felicità. Leggendo fra le righe, è un’esortazione a prendere di petto la vita, a sfruttare potenzialità e talenti, a dare un senso all’agire nel mondo e più in generale alla vita.

Concetti di facile comprensione, ma non sempre facili da mettere in pratica, soprattutto nella società in cui siamo immersi dove così spesso la lamentela diventa uno stile di vita.

Non vi è mai capitato di avere a che fare con persone che apparentemente non sono mai soddisfatte, che cercano la causa della loro insoddisfazione nelle persone e nelle cose che hanno intorno, ma che non fanno nulla per cambiare?

Oggi vi parlo di un libro che incarna perfettamente la massima di Shaw: Il vento contro, che ho letto nei giorni scorsi dopo avere assistito a una formazione aziendale tenuta proprio dal suo autore Daniele Cassioli.

Daniele nasce a Roma 35 anni fa, si laurea in Fisioterapia a pieni voti, ha un diploma di pianoforte al conservatorio, come sportivo detiene un numero altissimo di record nello sci nautico, si occupa di formazione su temi legati alla motivazione, svolge diverse attività nel sociale e attualmente sta scrivendo il suo secondo libro… è perché no, è anche influencer, nel senso più positivo del termine.

Già fino a qua, è tanta roba per una vita sola, per un solo uomo.

Mettiamoci anche, piccolo dettaglio del tutto trascurabile, che Daniele è non vedente dalla nascita, non so se avrei dovuto dirvelo prima.

Serve altro per capire quanto straordinaria possa essere l’esistenza?

In Il vento contro Cassioli parla della sua vita, della sua famiglia, di come i suoi genitori siano stati in grado, dopo una prima comprensibile fase di smarrimento e di ossessiva ricerca di una cura alla retinite pigmentosa con cui Daniele è nato, di fare accettare al loro figlio la sua diversità, che diventa poi unicità, per vivere come tutti i suoi coetanei.

Una fotografia di Daniele, dal sito web http://www.danielecassioli.it

Vivere come gli altri vuol dire impegnarsi nella scuola, tra le non poche difficoltà logistiche della mancanza di libri i braille e programmi scolastici che spesso non sono a misura di non vedente (per usare un eufemismo) uscire con gli amici, essere sgridato come tutti i bambini, e poi crescendo avere delle fidanzate, fare sport.

E qui arriva la vera svolta per Daniele, che nello sport trova un nuovo scopo, la motivazione e lo stimolo per superare ogni giorno i suoi limiti, fino a ottenere risultati assolutamente straordinari.

Certo si può obiettare che lui comunque è fortunato perché nato in una famiglia che ha avuto la possibilità di fargli fare esperienze, di farlo studiare, di portarlo in giro per il mondo, di gestire in modo positivo la sua diversità. Certo.

Ma con quanta facilità Daniele avrebbe potuto “accontentarsi” della sua vita, trovare nel suo essere cieco una giustificazione alla paura, all’inerzia?

Parlo per me, ma in moltissime occasioni mi lascio vincere dalla pigrizia per molto, molto meno. Basta un raffreddore per farmi rimanere un pomeriggio intero sul divano, una pioggerellina per non uscire a correre, una notte insonne per giustificare l’umore storto.

Quanti come me? Siate onesti.

Il titolo Il vento contro è metafora potentissima presa dallo sci nautico che fa capire come gli ostacoli nella vita possano essere considerati muri contro cui scontrarsi e che bloccano il cammino, oppure trampolini da cui prendere la spinta per saltare per arrivare più in alto possibile e per provare a toccare il cielo.  

Daniele si apre al lettore con una scrittura semplice e diretta, senza fronzoli, la comunicazione tipica di chi è abituato a stare in mezzo alla gente, a raccontarsi ad adulti con esperienze e un vissuto diverso dal suo,  ma anche a farsi comprendere dai bambini.

Perché Daniele che ha anche fondato un’associazione che si occupa della promozione dello sport e di attività sociali legate al mondo e non.

Il vento contro è un libro che si legge per la forza del messaggio che contiene: quando guardi oltre, tutto è possibile.

Che non deve essere confuso con facile da realizzare, scontato o regalato, ma possibile.

E che soprattutto, che alla fine, ne vale sempre la pena.

Per maggiori informazioni su Daniele Cassioli e l’attività della sua associazione puoi visitare i siti web:

www.danielecassioli.it

www.sportrealeyes.it

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Paola Cavioni

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“Torno a casa a piedi” di Jack Jaselli

“Esattamente due anni fa partivo per il mio tour musicale a piedi lungo la Via Francigena.

800 km con zaino e chitarra in spalla. Chilometri di passi, incontri, avventure incredibili e ovviamente musica.

Questo viaggio è diventato un libro. Non vedevo l’ora di dirvelo.”

Jack Jaselli, 13 aprile 2021

Jack Jaselli sul palco della edizione 2020 di Lungo La Strada (Il Portichetto Landriano, Pavia).

In questo primo lunedì di maggio lascio da parte l’appuntamento con i Lune-dì scrittura, dedicati allo storytelling, per parlare invece di Torno a casa a piedi, primo libro del cantautore milanese Jack Jaselli uscito il 27 aprile per DeAgostini.

Chi segue il blog da tempo sa che amo raccontare i libri più che scrivere delle vere e proprie recensioni. In questo caso la premessa è dovuta: conosco personalmente Jack Jaselli dato che ha partecipato a più di una edizione di un evento musicale che si tiene ogni anno nel mio paese, Landriano (in provincia di Pavia), un festival di musica e arte chiamato Lungo la Strada, nato in ricordo di mio fratello Stefano scomparso prematuramente nel 2008.

Sono ovviamente molto legata a questo evento e a tutti gli artisti che negli anni vi hanno partecipato.

La stima che provo per Jack Jaselli come musicista, ma soprattutto come persona dalla grandissima sensibilità e umiltà, è difficilmente riassumibile in poche righe e mi risulta complicato scindere l’autore dal contenuto del libro.

Ma al contrario, mi viene molto semplice raccontarvi perché dovreste leggere Torno a casa a piedi, che io ho letteralmente divorato in una notte di settimana scorsa.

Partiamo da un presupposto: Jack è una di quelle persone con cui partiresti subito per un viaggio all’avventura, con lo zaino in spalla, il sacco a pelo e una manciata di accordi nella chitarra. Un’anima buona.

È un musicista unico nel panorama italiano contemporaneo, difficilmente collocabile in un solo genere: timbro vocale soul e uno stile che sfonda limiti e definizioni passando dal rock al pop, dal folk al blues. Una musica che risente di influenze internazionali, soprattutto statunitensi, tanto che i suoi primi album sono integralmente in inglese. Un crossover musicale che sa di California e di estate, di gavetta nei locali milanesi, di strada e di emozioni. In sintesi, se non conoscete le sue canzoni vi invito a cercarlo su YouTube a comprare i suoi album, capirete subito cosa intendo.

“Si va avanti con il cuore, mica con le gambe.”

Jack Jaselli, Torno a casa a piedi

Dopo anni di meritati successi musicali (giusto un paio di esempi: ha suonato con artisti internazionali come Ben Harper e Jack Savoretti e nel 2016 ha firmato la colonna sonora, insieme a Lorenzo Jovanotti, del film L’estate addosso di Gabriele Muccino) nel 2021 Jack approda alla carta stampata.

Torno a casa piedi racconta un’esperienza forte e totalizzante: il  cammino lungo la via Francigena, che Jack compie nella primavera del 2019, prima di pandemie, lockdown e distanziamento sociale, quando lui, come tanti altri artisti, si nutriva di concerti e live.

Ottocento chilometri da Pavia a Roma, suddivisi in circa trenta tappe e con quindici concerti lungo il percorso.

La copertina di Torno a casa a piedi (DeAgostini)

Jaselli ha quindi percorso una buona parte del tratto italiano della antica via che portava i pellegrini dal nord Europa fino al nostro paese, fino alla Città Eterna.  

Nessun cammino è uguale a un altro, nessuna esperienza è sovrapponibile a quella dei nostri compagni di viaggio, neanche nella medesima fatica: in Torno a casa a piedi Jack Jaselli ci parla del suo approccio laico e curioso alla Francigena, raccontando ogni tappa del viaggio con uno stile che scorre piacevole e veloce come lo slide sulla chitarra. Unendo ricordi della sua vita a riflessioni sul senso del cammino (e pensare che neanche amava camminare, da buon milanese…), Jack condivide anche i momenti vissuti con le persone incontrate nel lungo percorso che ha affrontato nonostante le difficoltà, prima fra tutte la pioggia quasi incessante nel maggio più piovoso degli ultimi vent’anni.

Ogni capitolo una tappa, ogni tappa un nuovo paese e le parole di una canzone come sottotitolo, una scintilla per accendere la curiosità del lettore e portarlo nel punto esatto da dove Jack ci scrive, regalandoci quanto conservato nel suo diario di bordo.

Un libro sul cammino che diventa metafora di ricerca interiore, un viaggio fra il silenzio della natura e il suono della piccola chitarra con cui Jack ha accompagnato i suoi concerti; nota di colore, si tratta di una minuscola chitarra  in formato “tascabile” affettuosamente soprannominata Il Garpez come la gamba di legno del film di Aldo, Giovanni e Giacomo.

Un libro da scoprire per scoprirsi alla fine un po’ tutti pellegrini in questa vita, tutti con la voglia di partire per un nuovo viaggio, ognuno alla ricerca delle proprie risposte e della colonna sonora perfetta.

Vi lascio con il video di una canzone di Jack di qualche anno fa, una delle mie preferite.

Enjoy.

Per maggiori informazioni su Jack Jaselli puoi visitare il sito web ufficiale e le sue pagine social:

https://jackjaselli.com/

https://www.instagram.com/jackjaselli/?hl=it

https://www.facebook.com/jackjaselliofficial

Trovi la registrazione del documentario “Torno a casa”, trasmesso a ottobre 2019 su Discovery+, a questo link:

https://www.discoveryplus.it/programmi/torno-a-casa

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Paola Cavioni

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Righe su “Elisabetta e le altre” di Eva Grippa.

Elisabetta e le altre. Dieci donne per raccontare la vera regina, di Eva Grippa con prefazione di Enrico Franceschini (DeAgostini Editore, 2021).

Pochissimi giorni fa DeAgostini ha pubblicato un libro che racconta la Regina Elisabetta partendo dalle storie di dieci donne della sua vita. Non ne manca nessuna: ci sono madri, sorelle, figlie, nipoti e nuore.

Il 2021 per la monarchia inglese è un anno importante: si festeggiano i dieci anni di matrimonio di William e Kate, i novantacinque della regina, l’anno del consolidamento della Brexit e della Megxit. Lady Diana avrebbe compiuto sessant’anni. Se fosse stata ancora la Principessa Diana chissà quale festa sarebbe stata in tutto il Regno Unito.

A giugno il Principe Filippo avrebbe compiuto cento anni, se non fosse che il 9 aprile i riflettori si sono spenti sulla lunga vita del tenente Philip Mountbatten, Sua Altezza Reale il Duca di Edimburgo.

Che smacco per il Principe Carlo, proprio il 9 aprile: il giorno dell’anniversario di matrimonio di Carlo e Camilla. Giorno evidentemente infausto dato che nel 2005 la coppia, dopo oltre trent’anni di relazione più o meno clandestina, aveva dovuto posticipare le nozze di un giorno (fissate per l’8 aprile)perché Carlo doveva essere a Roma, presente ai funerali di papa Giovanni Paolo II.

Ma tornando al libro, chi sono queste donne, di cui grazie alle parole di Eva Grippa conosciamo vizi, virtù e soprannomi?

Il libro segue un ordine strettamente cronologico dall’infanzia di Elisabetta, Lilibet, prima ancora di essere l’erede al trono d’Inghilterra. Lei, appartenente ad un ramo cadetto della famiglia Windsor, non era destinata a diventare regina. Almeno fino a quando non è arrivata Wallis Simpson.

Nell’infanzia della regina c’è Marion Crawford, detta Crawfie. Marion è la tata delle giovanissime Elisabeth e Margaret, molto amata dalle due sorelle ma che subisce una vera damnatio memoriae alla fine del suo servizio a seguito della pubblicazione, nel 1950, del libro scandalistico The Little Princesses. Libro che la Regina Madre commenta con un flemmatico “È uscita di senno” riferendosi alla sua autrice ed ormai ex collaboratrice.

Elizabeth Bowes-Lyon, la Regina Madre, mummy, vero simbolo del secolo passato perché nasce nel 1900 e muore alla veneranda età di centodue anni, dopo aver seppellito un marito e una figlia. Dotata da Madre Natura di un viso che sembra sempre sorridente, rotondetta e rassicurante, tanto che la cognata Wallis Simpson (con la quale non correrà mai buon sangue) la chiama Cookie, biscotto. Con le figlie, in particolare con Elisabetta, ha un rapporto speciale. Oltre che con il gin.

Più controverso è invece il rapporto con Filippo.

“Era soprattutto l’ascendenza tedesca di Filippo a disturbarla: era nato principe di Grecia in una casa reale derivata da ceppi tedesco-danesi, che gli avevano dato il cognome di Schleswig-Holstein-Soderburg-Glücksburg, poi cambiato in Mountbatten come adattamento del cognome di sua madre, Battenberg. Un certo legame con il partito nazista delle sorelle di Filippo non farà che confermare l’antipatia. Mummy sapeva quanto la figlia fosse innamorata di lui, ma ciò non le ha impedito di combattere contro il genero una sottile guerra tra le mura delle residenze di corte.”

C’è sua Altezza Reale la Principessa Margaret, contessa di Snowdon, donna tanto bella ed elegante quanto sfortunata, in amore e non solo. Muore lo stesso anno di sua madre, anzi poco prima, e possiamo solo immaginare quanto sia stato difficile per la Regine Elisabetta perderle a così poca distanza l’una dall’altra. Leggendo la sua storia penso che l’appellativo di principessa triste sia più adatto a lei che a Diana Spencer.

È il turno poi di Wallis Simpson, That woman (quella donna). Pietra dello scandalo nella famiglia Windsor perché pluri divorziata e filo nazista, donna assolutamente indipendente e pronta a tutto pur di difendere il suo amore, tanto osteggiato e non creduto, per Edoardo VIII, in questo forse spirito guida della bella Meghan Markle.

La principessa reale Anna, unica figlia femmina di Elisabetta, che con la madre condivide l’amore per i cani,  la vita all’aria aperta e l’impegno nella vita pubblica. È anche l’unico membro della famiglia reale che abbia mai partecipato ai Giochi olimpici. Una donna, tanto per dire.

Lady Diana Spencer, sulla quale ormai si è detto e scritto qualunque cosa, fino a farla diventare quasi una figura al limite del mitologico, cui per contrasto viene associata la scandalosa, e forse un po’ sgraziata, Sarah Ferguson, che solo di recente ha riconquistato la simpatia e la stima della Regina Elisabetta.

Chiudono il libro la sempre presente Camilla Parker Bowles, la Queen to be Kate Middleton e l’ultima arrivata (per modo di dire) Meghan Markle, che non ha saputo adeguarsi alla vita di corte. Henry forse non conosce il significato del proverbio “mogli e buoi dei paesi tuoi”, ma credo che ora, lontano dai flash dei paparazzi che tanto sono costati nella vita della sua famiglia, sia un uomo più felice e realizzato.

La vita della Regina Elisabetta e di chi ha fatto e fa parte, a vario titolo, della famiglia reale, è cosparsa di scandali, tradimenti, divorzi, grandi amori e figli illegittimi. Ma lei ha saputo sempre tenere fede al suo motto: never complain never explain, mai lamentarsi e mai dare spiegazioni.

Eva Grippa ci accompagna in un viaggio piacevole, fatto di storia, di etichetta ma anche di gesti spontanei, di ripicche e aneddoti assolutamente inediti. Un libro fondamentale per capire la personalità della regina come donna e come leader di una potenza quale è quella inglese e dell’intero Commonwealth.

Leggere Elisabetta e le altre in questi giorni porta con sé inevitabilmente un velo di tristezza, al pensiero che, fra tante donne, ora Elisabetta II, la regina dei record, abbia perso il suo uomo, il suo grande amore, il suo Cabbage (cavolo), come affettuosamente lo chiamava.

Ma così è la vita, anche i ricchi (e i nobili) piangono.

Paola Cavioni

Eva Grippa è giornalista di Repubblica dal 2004 e royal watcher per passione e professione.

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