Righe su “Elisabetta e le altre” di Eva Grippa.

Elisabetta e le altre. Dieci donne per raccontare la vera regina, di Eva Grippa con prefazione di Enrico Franceschini (DeAgostini Editore, 2021).

Pochissimi giorni fa DeAgostini ha pubblicato un libro che racconta la Regina Elisabetta partendo dalle storie di dieci donne della sua vita. Non ne manca nessuna: ci sono madri, sorelle, figlie, nipoti e nuore.

Il 2021 per la monarchia inglese è un anno importante: si festeggiano i dieci anni di matrimonio di William e Kate, i novantacinque della regina, l’anno del consolidamento della Brexit e della Megxit. Lady Diana avrebbe compiuto sessant’anni. Se fosse stata ancora la Principessa Diana chissà quale festa sarebbe stata in tutto il Regno Unito.

A giugno il Principe Filippo avrebbe compiuto cento anni, se non fosse che il 9 aprile i riflettori si sono spenti sulla lunga vita del tenente Philip Mountbatten, Sua Altezza Reale il Duca di Edimburgo.

Che smacco per il Principe Carlo, proprio il 9 aprile: il giorno dell’anniversario di matrimonio di Carlo e Camilla. Giorno evidentemente infausto dato che nel 2005 la coppia, dopo oltre trent’anni di relazione più o meno clandestina, aveva dovuto posticipare le nozze di un giorno (fissate per l’8 aprile)perché Carlo doveva essere a Roma, presente ai funerali di papa Giovanni Paolo II.

Ma tornando al libro, chi sono queste donne, di cui grazie alle parole di Eva Grippa conosciamo vizi, virtù e soprannomi?

Il libro segue un ordine strettamente cronologico dall’infanzia di Elisabetta, Lilibet, prima ancora di essere l’erede al trono d’Inghilterra. Lei, appartenente ad un ramo cadetto della famiglia Windsor, non era destinata a diventare regina. Almeno fino a quando non è arrivata Wallis Simpson.

Nell’infanzia della regina c’è Marion Crawford, detta Crawfie. Marion è la tata delle giovanissime Elisabeth e Margaret, molto amata dalle due sorelle ma che subisce una vera damnatio memoriae alla fine del suo servizio a seguito della pubblicazione, nel 1950, del libro scandalistico The Little Princesses. Libro che la Regina Madre commenta con un flemmatico “È uscita di senno” riferendosi alla sua autrice ed ormai ex collaboratrice.

Elizabeth Bowes-Lyon, la Regina Madre, mummy, vero simbolo del secolo passato perché nasce nel 1900 e muore alla veneranda età di centodue anni, dopo aver seppellito un marito e una figlia. Dotata da Madre Natura di un viso che sembra sempre sorridente, rotondetta e rassicurante, tanto che la cognata Wallis Simpson (con la quale non correrà mai buon sangue) la chiama Cookie, biscotto. Con le figlie, in particolare con Elisabetta, ha un rapporto speciale. Oltre che con il gin.

Più controverso è invece il rapporto con Filippo.

“Era soprattutto l’ascendenza tedesca di Filippo a disturbarla: era nato principe di Grecia in una casa reale derivata da ceppi tedesco-danesi, che gli avevano dato il cognome di Schleswig-Holstein-Soderburg-Glücksburg, poi cambiato in Mountbatten come adattamento del cognome di sua madre, Battenberg. Un certo legame con il partito nazista delle sorelle di Filippo non farà che confermare l’antipatia. Mummy sapeva quanto la figlia fosse innamorata di lui, ma ciò non le ha impedito di combattere contro il genero una sottile guerra tra le mura delle residenze di corte.”

C’è sua Altezza Reale la Principessa Margaret, contessa di Snowdon, donna tanto bella ed elegante quanto sfortunata, in amore e non solo. Muore lo stesso anno di sua madre, anzi poco prima, e possiamo solo immaginare quanto sia stato difficile per la Regine Elisabetta perderle a così poca distanza l’una dall’altra. Leggendo la sua storia penso che l’appellativo di principessa triste sia più adatto a lei che a Diana Spencer.

È il turno poi di Wallis Simpson, That woman (quella donna). Pietra dello scandalo nella famiglia Windsor perché pluri divorziata e filo nazista, donna assolutamente indipendente e pronta a tutto pur di difendere il suo amore, tanto osteggiato e non creduto, per Edoardo VIII, in questo forse spirito guida della bella Meghan Markle.

La principessa reale Anna, unica figlia femmina di Elisabetta, che con la madre condivide l’amore per i cani,  la vita all’aria aperta e l’impegno nella vita pubblica. È anche l’unico membro della famiglia reale che abbia mai partecipato ai Giochi olimpici. Una donna, tanto per dire.

Lady Diana Spencer, sulla quale ormai si è detto e scritto qualunque cosa, fino a farla diventare quasi una figura al limite del mitologico, cui per contrasto viene associata la scandalosa, e forse un po’ sgraziata, Sarah Ferguson, che solo di recente ha riconquistato la simpatia e la stima della Regina Elisabetta.

Chiudono il libro la sempre presente Camilla Parker Bowles, la Queen to be Kate Middleton e l’ultima arrivata (per modo di dire) Meghan Markle, che non ha saputo adeguarsi alla vita di corte. Henry forse non conosce il significato del proverbio “mogli e buoi dei paesi tuoi”, ma credo che ora, lontano dai flash dei paparazzi che tanto sono costati nella vita della sua famiglia, sia un uomo più felice e realizzato.

La vita della Regina Elisabetta e di chi ha fatto e fa parte, a vario titolo, della famiglia reale, è cosparsa di scandali, tradimenti, divorzi, grandi amori e figli illegittimi. Ma lei ha saputo sempre tenere fede al suo motto: never complain never explain, mai lamentarsi e mai dare spiegazioni.

Eva Grippa ci accompagna in un viaggio piacevole, fatto di storia, di etichetta ma anche di gesti spontanei, di ripicche e aneddoti assolutamente inediti. Un libro fondamentale per capire la personalità della regina come donna e come leader di una potenza quale è quella inglese e dell’intero Commonwealth.

Leggere Elisabetta e le altre in questi giorni porta con sé inevitabilmente un velo di tristezza, al pensiero che, fra tante donne, ora Elisabetta II, la regina dei record, abbia perso il suo uomo, il suo grande amore, il suo Cabbage (cavolo), come affettuosamente lo chiamava.

Ma così è la vita, anche i ricchi (e i nobili) piangono.

Paola Cavioni

Eva Grippa è giornalista di Repubblica dal 2004 e royal watcher per passione e professione.

Il libro Elisabetta e le altre è acquistabile anche su Amazon. Clicca QUI per andare direttamente allo shop dal link affiliazione di Righediarte.

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Righe su “Canto della pianura” di Kent Haruf

Well, my sense of humanity has gone down the drain

Well, my sense of humanity has gone down the drain

Behind every beautiful thing there’s been some kind of pain

She wrote me a letter and she wrote it so kind

She put down in writin’ what was in her mind

I just don’t see why I should even care

It’s not dark yet but it’s gettin’ there

(Bene, la mia umanità è andata nella fogna

Dietro ogni cosa bella, c’è sempre qualche tipo di dolore

Lei mi ha scritto una lettera ed era così dolce

Nelle parole ha messo tutto quello che aveva in testa

Ma perché tutto questo dovrebbe importarmi?

Non è ancora buio, ma lo sarà fra poco)


Not dark yet, Bob Dylan

Canto della pianura (Plainsong, Enne Enne Editore, 2015. Traduzione di Fabio Cremonesi)

Meno di un mese fa ho condiviso sul blog la recensione di La strada di casa.

Oggi torno a parlarvi nuovamente di Kent Haruf con il secondo romanzo della Trilogia della Pianura (il primo è Benedizione, il terzo Crepuscolo, e lo so che non sto andando in ordine ma come dice Karl Kraus “Ben venga il caos, perché l’ordine non ha mai funzionato”)

Il magnifico Canto della pianura è del 1999 e consacra definitivamente il suo autore nell’olimpo della grande letteratura americana, accanto a nomi come Hemingway, Faulkner, Carver e Chandler, ai quali spesso Haruf viene paragonato.

Un libro che è realmente un canto, un romanzo corale ambientato nella tanto amata Holt, che se seppur non esista sembra di vederla sulla cartina, proprio lì accanto a Denver, nell’America che più rurale di così non si può.

Canto della pianura all’interno della Trilogia è il libro dedicato al tema della nascita: un viaggio lungo nove mesi in cui ci accompagnano Tom Guthrie con i figli Ike e Bobby, Vittoria Roubideaux che si trova a dovere affrontare una gravidanza in età adolescenziale, senza un compagno, o meglio con un ex fidanzato che non si può proprio definire un gentiluomo, e con la madre che la caccia di casa, i due anziani fratelli McPheron che sono chiamati ad un compito molto lontano dalla loro natura solitaria e schiva, e poi ci sono Ella, Maggie Jones e gli altri che si muovono sullo sfondo.  

La trama è tutta qua, uno spaccato di nove mesi o poco più nelle vite di un gruppo di persone di Holt che affrontano i problemi del quotidiano: matrimoni che finiscono e figli da crescere, adolescenti difficili, bambini che scoprono come si nasce e come si muore, ragazzine che diventano donne pur non essendo mai state del tutto amate come figlie.

Kent Haruf è un maestro nella tessitura di trame che si intrecciano solo al momento giusto, non un minuto prima; ci fa scorrere sotto agli occhi le vite dei personaggi che alla fine in un modo o nell’altro si ricongiungono, ognuna con le proprie ferite più o meno rimarginate.

E poi quello stile inconfondibile nei dialoghi, che seppure non sono mai indicati dalle virgolette non affogano nel resto del testo. I protagonisti prendono davvero la parola, la vita e si animano davanti al lettore.

Canto della pianura è un fiume in piena, un film che non si può smettere di guardare, idealmente da leggere senza soluzione di continuità.  

Ho terminato la lettura di questo romanzo con le lacrime agli occhi e l’ammirazione sempre più grande nei confronti di un autore che forse ci ha lasciato orfani troppo presto, a poco più di settant’anni nel 2014, che avrebbe potuto regalarci ancora tanta emozione e tanta vita fra le pagine dei suoi libri.

Chiudo con due parole sul lavoro di traduzione di Fabio Cremonesi, che è la voce italiana di Haruf. Chi leggerà il libro si renderà conto, almeno in un paio di occasioni, di quanto possa essere stato difficile rendere in italiano dei termini tecnici legati alla vita rurale, senza però perdere nulla della potenza di quelle particolari scene (che non vi anticipo perché dovete “godervele” in tutto e per tutto). Quindi chapeau, Fabio Cremonesi.

Paola Cavioni

I romanzi di Kent Haruf si possono acquistare anche su Amazon, clicca sul titolo del romanzo per andare direttamente al negozio dal link affiliazione di Righe di Arte:

Leggi la recensione di La strada di casa cliccando QUI.

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