“Ascolta la sua voce che ormai canta nel vento, Dio di misericordia vedrai sarai contento”
21.48 dell’11 gennaio 2016.
Finalmente mi fermo in questa giornata triste per il mondo della musica. Oggi però nonostante la notizia della scomparsa di David Bowie, il mio pensiero va a Fabrizio de André, il mio cantautore preferito. La voce con cui sono cresciuta, pensando a Geordie come alla mia prima ninna nanna. E Fabrizio.
Fabrizio con la sua chitarra classica.
Fabrizio con la sigaretta.
Fabrizio con le sue poesie.
Fabrizio con Dori.
Sono passati con oggi 17 anni da quando Faber ha lasciato questo mondo, quando aveva solo 58 anni. Siamo quasi diventati maggiorenni senza di lui, in tutto questo tempo.
Eppure, sembra scontato, ma anche se ci ha lasciati orfani, le sue canzoni non invecchiano mai perché sono nate per essere senza età, senza una collocazione temporale precisa. Non credo che sia necessario ripercorrere la sua biografia, le librerie e il web sono piene di qualsiasi tipo di informazione sulla sua vita e la sua musica.
Ma quello che lui ha lasciato in ognuno di noi non si può descrivere. Lui che ci ha emozionato, che ci ha insegnato a navigare in direzione ostinata e contraria. Che con le sue canzoni ci ha fatto innamorare, arrabbiare, riflettere e piangere.
Lui che comunque ci ha fatto il dono più bello per quanto, a mio avviso, poco compreso: suo figlio Cristiano, che incarna tutta la sensibilità che aveva anche il padre. Un’anima fragile dentro una corazza ruvida da vita sregolata.
E oggi voglio pensare anche a Cristiano che strimpella con la sua chitarra, pensando a suo padre. Perché per tutti noi era Faber, ma per lui era solo papà.
Per quanto tempo ti penserò
in quelle notti a Genova
giù lungo il porto, dentro quei bar
sogni cambiati in spiccioli
quale destino mai ci fermerà
quale assassino senza nome
ci sentivamo invincibili
ci sentivamo così
Storie migliori non sentirò di quelle notti a Genova
bevevi troppo, fumavi un po’
perso nella tua musica
quale silenzio ci confonderà
quale invisibile padrone
ci sentivamo invincibili
ci sentivamo così
Chi ci ha tenuto lontani
chi ci ha cambiato non so
come le macchine che vanno via
ombre e stagioni così
chi ci ha piegato le mani
chi ci ha tradito non so
ora che queste nuvole spazzano via
i miei ricordi così
Quale destino mai ci fermerà
quale assassino senza nome
ci sentivamo invincibili
ci sentivamo così
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