Righe su Un ragazzo normale di Lorenzo Marone.

Un ragazzo normale Lorenzo Marone.jpgCi sono dei momenti nella vita di ognuno che segnano lo spartiacque fra l’adolescenza e l’età adulta. L’istante esatto in cui capiamo che è giunto il momento di chiudere i giochi di bambino in uno scatolone da mettere in soffitta.

Ci sono attimi, esperienze, date che si imprimono per sempre nella memoria, creando una sorta di “prima… e dopo”. Per Domenico Russo detto Mimì, il giovane protagonista dell’ultimo romanzo di Lorenzo Marone Un ragazzo normale, edito da Feltrinelli, quello spartiacque coincide con l’omicidio del giornalista napoletano Giancarlo Siani, ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985. Solo il giorno prima il suo ultimo articolo era apparso sul quotidiano Il Mattino. Il pezzo era intitolato “Nonna manda il nipote a vendere eroina” e parlava del traffico di droga nel quartiere di Torre Annunziata. Con questo e con tutti gli altri articoli di denuncia alla camorra, Giancarlo aveva firmato da tempo la sua condanna a morte. A riprova del fatto che la mafia non uccide solo d’estate, Siani viene barbaramente ucciso alla sera del primo giorno d’autunno. Solo pochi giorni prima aveva compiuto ventisei anni.

Un ragazzo normale è ambientato a Napoli nei mesi che vanno dal gennaio al settembre del 1985. Un romanzo di formazione che si srotola in un periodo di nove mesi, il tempo di una gravidanza. Quasi a rappresentare metaforicamente una nascita: la nascita di Mimì ad una nuova consapevolezza, ad un nuovo sguardo sul mondo, uno sguardo che ha ormai perso l’innocenza e la spensieratezza del bambino.

Il 1985 si apre, come il romanzo, con quella che è passata alla storia come “la grande nevicata” nota anche alla mia generazione (quelli nati fra il 1981 e il 1989) se non nei ricordi, dai racconti dei propri genitori. Quell’anno si susseguono alla Presidenza della Repubblica Sandro Pertini e Francesco Cossiga. Il papa è Giovanni Paolo II. Siamo nel pieno degli anni ’80, gli anni del Napoli di Maradona, dei funerali di Berlinguer e della Sicilia che già piange i morti ammazzati per mano di Cosa Nostra. Questo lo sfondo storico della vicenda, anni che Marone riesce magistralmente a riportare alla nostra memoria, per chi quegli anni li ha vissuti, e a farli conoscere a chi non c’era ancora. Gli anni dei capelli cotonati alla Cyndy Lauper, dei paninari e delle espadrillas, del muro di Berlino che a inizio decennio c’è e alla fine non c’è più.

Un ragazzo normale è caratterizzato da un’insolita inversione temporale perché c’è il presente che è quello della Napoli degli anni ’80, e c’è il futuro dei giorni nostri visto con occhi del Domenico adulto che torna nel quartiere della sua infanzia.

“Mi sfugge qualcosa,” gli avevo detto poi, “dici sempre che da sindacalista avresti messo sottosopra il mondo, ma che fa un sindacalista?”

“Protegge i più deboli.”

“Allora è un supereroe!” avevo gridato entusiasta.

“No.” Aveva risposto il nonno serio, “è solo un comunista.”

Nel 1985 Mimì ha dodici anni e vive con la famiglia in un modesto appartamento in uno dei tanti palazzi del Vomero. Per la sua famiglia, mamma, papà, sorella e nonni, Mimì è un ragazzino strano perché è diverso dagli altri: è curioso, studioso, non riesce a dire bugie, ama scrivere, usa termini forbiti e a volte si comporta in modo bizzarro, facendo esperimenti sulla trasmissione del pensiero.  Ma soprattutto Mimì, il figlio del custode, ha una fissa: i supereroi, primo fra tutti Spider Man.

Il ragazzo crede di conoscere un supereroe in carne e ossa: è proprio Giancarlo, che vive nel suo stesso palazzo e che ogni giorno con il suo lavoro denuncia i fatti della camorra. A lui Mimì confida le sue sofferenze per l’amore non corrisposto per la bella Viola. Con lui parla della sua passione per la scrittura e di tutti i fatti della vita. Dell’amore. Della morte.

“Parli sempre di super-poteri… la lettura e la scrittura sono i poteri più potenti di cui disponiamo, ci ampliano la mente, ci fanno crescere, ci migliorano, a volte ci illuminano e ci fanno prendere nuove strade, ci permettono di cambiare idea, ci danno il coraggio di fare ciò che desideriamo.” Parlava gesticolando, e aveva una strana luce negli occhi. “La verità,” riprese dopo una breve pausa, “è che il più grande potere a disposizione dell’uomo, caro Mimì, quello che ci rende davvero grandi e liberi, è la cultura. E tu dovresti saperlo…”

Un ragazzo normale non è solo un romanzo di formazione, è la storia di un ragazzino in cerca del suo supereroe in un mondo popolato da persone normali ma uniche nella loro ordinarietà. La storia di una giovane che cerca di dare un senso più alto al suo passaggio su questa terra, che cerca di elevarsi rispetto alla vita che conducono i genitori colpevoli, secondo lui, di non cercare di ottenere nulla dalla vita ma lasciandosi trasportare passivamente dagli eventi. Scoprirà solo col tempo che suo padre è molto più profondo di quello che lui crede.

“… Dico che nella vita bisogna imitare l’agave, mettere tutto se stessi per cercare di fiorire, almeno una volta, anche se c’è il rischio di pagarne le conseguenze.”

C’è tanta vita in Un ragazzo normale. C’è tanta vita e ci sono le vite che si intrecciano, in quel piccolo spaccato di mondo che è il quartiere di Mimì. C’è il suo amico del cuore Sasà, c’è la sua amata Viola con suo fratello Fabio, c’è Donna Concetta che vende le sigarette in fondo alla strada, c’è Matthias, il senzatetto cieco che sembra uscito dalla penna di Antoine de Saint-Exupéry perché capace di vedere con il cuore.

Un ragazzo normale non è il solito romanzo sulla camorra e sulla Napoli del crimine. Come tutti i romanzi di Marone è, al contrario, un romanzo su una Napoli diversa, luminosa. Un romanzo sui fiori che nascono e vivono nel cemento della città partenopea. Lorenzo Marone riesce come sempre a portarci fra quei fiori, riesce a farci vedere quei palazzi e calpestare quelle strade di Napoli. Riesce a farci sentire tutte le sfumature del dialetto dei nonni di Mimì, che tanto fa a pugni con il perfetto italiano parlato dal giovane protagonista.

Se si escludono gli assassini di Giancarlo, dei quali non viene nemmeno accennato il nome, nel romanzo non ci sono personaggi esclusivamente negativi. Come tutte le persone che incontriamo nella vita reale, ognuno ha le sue luci e le sue ombre e tutti sono in continua evoluzione, cosa che rende ancora più credibili i personaggi di questa storia.

Per parlare di Un ragazzo normale occorre per forza parlare di Giancarlo Siani, ma questo non è un libro su Siani, come spiega anche l’autore in una nota. O meglio, lo è nella misura in cui si parla dell’uomo, sorridente, spensierato, del giovane, e non del Siani giornalista. Un ragazzo come tanti. Un ragazzo normale appunto, con quel sorriso che è raffigurato sul murale in suo onore dipinto in via Vincenzo Romaniello, proprio sul luogo dove il giornalista venne ucciso mentre era bordo della sua Mehari verde. Un’auto che ora a Napoli è diventata simbolo della lotta alla mafia.

Concludo dicendo che la scrittura di Lorenzo Marone è come il suo autore, che ho da poco avuto il piacere di conoscere: semplice, diretta, senza fronzoli, “verace”.

Una scrittura che con la sua delicatezza arriva al cuore di tutti.

 

Paola Cavioni

 

L’autore

Lorenzo Marone è nato e vive a Napoli. Laureato in giurisprudenza, per una buona parte della sua vita ha esercitato la professione di avvocato, fino a quando non ha deciso che tutte le storie che aveva scritto negli anni dovevano uscire dal cassetto della sua scrivania.

Un ragazzo normale (Feltrinelli, 2018) è il suo quarto romanzo dopo La tentazione di essere felici (Longanesi, 2015), La tristezza ha il sonno leggero (Longanesi, 2016), Magari domani resto (Feltrinelli, 2017).

Il sito ufficiale di Lorenzo Marone è www.lorenzomarone.net

Potete leggere la mia recensione di Magari domani resto a questo link:

https://righediarte.com/tag/magari-domani-resto/

 

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